sabato 6 agosto 2011

Risposta del Sottosegretario Casellati all'interrogazione dell'On. Rita Bernardini

"Tutto ok, l'affido condiviso è dilagante, lo dice l'ISTAT. Poi ricordiamoci che per il tempo trascorso con i figli non conta la quantità, ma la qualità" Ipse dixit

Acrobazie dialettiche, basate su dati - per stessa ammissione ministeriale - inesistenti

Non si hanno, invece, rilevazioni statistiche, sui casi di “svuotamento” dell’affidamento condiviso,….”

Non serve che lo dica l’On. Casellati: le percentuali di affido condiviso sono in crescita, lo può vedere chiunque consultando il sito ISTAT.

Non era questa la domanda alla quale il Sottosegretario era sollecitato a rispondere.

Avrebbe dovuto spiegare all’On. Bernardini se quelli che ai fini statistici figurano come condiviso avessero i reali contenuti dell’affido condiviso, e questo non lo ha fatto.

Quando avevo 10 anni la maestra mi ha detto “bel compitino, ma non ti sei accorto di andare fuori tema. Ora ti becchi un bel 4, la prossima volta sarai più attento”.

Acrobazie dialettiche, ostinatamente aggrappate alla citazione dei dati ISTAT senza considerare l’elemento sostanziale: la mera analisi statistica non può entrare nel merito dei contenuti che i dati esprimono.

Limitandosi a snocciolare numeri, in sostanza, non si potrà mai sapere cosa tali numeri nascondano.

O meglio, si capisce perfettamente che l’etichetta “condiviso” appare su un numero sempre crescente di provvedimenti, ma il Sottosegretario avrebbe dovuto spiegare se per caso il contenitore sia conforme al dettato del Legislatore, ma i contenuti no.

Ecco il quesito rimasto senza risposta.

Quando avevo 40 anni un meccanico mi ha detto: “per consumare meno alcuni “furbetti” mi chiedono di togliere il catalizzatore. Le auto hanno i documenti Euro 4, quindi in regola, ma in realtà fanno più danni di prima”.

L’argomento è ovviamente diverso, ma le dinamiche di alcune officine sono identiche a quelle di alcuni Tribunali.

Genitore prevalente, assegno in ogni caso, tempi ripartiti 80% - 20% ….

Del condiviso rimane solo la dicitura

Ne risulta, piaccia o meno, che circolano centinaia di migliaia di separazioni senza marmitta catalitica.

Il profilo burocratico è a posto, ci sono i “documenti in regola” per poter propagandare l’escalation dell’affido condiviso. Poi in concreto la situazione è peggiore di prima, ma questo per molti operatori sembra non essere importante.

Non lo sanno o fingono di non sapere?

Delle due, una:

- o sono in malafede, quindi tentano di occultare una realtà nota a tutti

- oppure non conoscono affatto la materia che pretendono di trattare da esperti.

Non esiste una terza ipotesi.

Le capriole dialettiche continuano, sostenendo che la collocazione prevalente dei figli (mai prevista dal Legislatore, ma inserita a forza nella giurisprudenza consolidata) non abbia alcuna ripercussione sui compiti di cura, in quanto non riduce ne’ diminuisce i compiti del genitore escluso.

Quando avevo 20 anni il mio professore universitario mi ha detto: “per testare la validità di una norma, un’ipotesi, un ragionamento, abituati a considerare anche il suo contrario Mai insegnamento fu più prezioso, nessun tomo studiato in seguito conteneva tanta profonda semplicità.

Se fosse valido il Casellati-pensiero in merito alla totale ininfluenza del domicilio prevalente sui compiti di cura, alcune curiose osservazioni non sarebbero necessarie.

Invece lo sono, eccome.

Se è così ininfluente, come mai ancora oggi è il principale argomento di disputa?

Se quello che conta non è la quantità ma la qualità del tempo trascorso con i figli, perché non assegnare al genitore che esce da casa un insipido 80% del tempo con la prole, e lasciare a chi ottiene la casa un bel 20% pieno di significati?

Non si tratta di innescare dispute per il bene immobile, supponiamo che rimanga assegnato a chi da sempre lo ottiene per consuetudine consolidata. I figli però trascorrono la maggior parte del tempo con l’altro genitore, tanto – secondo la Casellati – il ruolo educativo di chi li vede nei ritagli di tempo non viene minimamente scalfito.

Il problema - a mio parere - è che dei figli non interessi poi tanto a chi se ne riempie la bocca, mentre la attuale applicazione della norma è plasmata sui privilegi di genere mascherati da tutela del minore.

I figli non votano, i genitori si

C’è altro da spiegare?

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