venerdì 28 settembre 2012

FaS e la possibile convergenza


il 4 ottobre sono sotto i riflettori le criticità del diritto di famiglia.
Separazioni e cessazioni di convivenza, denari contesi e figli ancora più contesi, minori in istituto e rapporti genitoriali stuprati, leggi applicate col trucco da prestigiatore, DDL che gli oppositori provano a svuotare di contenuti e intanto giacciono in un cassetto aspettando la fine della Legislatura.
Evidentemente  la lettura che emerge e le proposte che ne scaturiscono danno fastidio a qualcuno.
Qualcuno che invece di confrontarsi sul piano politico, mette in naftalina la dialettica e impugna l’ascia da guerra.
A parte il bizzarro tentativo di boicottaggio, un neonato gruppo “bi genitoriale” aggredisce in rete chi non si dimostra accondiscendente:  non fa differenza su chi dissente, legnate gratis  per tutti
Inoltre ha tentato di mobilitare le militanti che non ha pescando nel bacino FaS, ricevendo in risposta una lavata di capo che la metà basta.
Sinceramente, devo ammettere che la cosa mi ha sorpreso.
Non la drittata del gruppo neonato, la reazione pubblica di FaS.
Non mi aspettavo delle precisazioni tanto corrosive, trasformate in stroncature pubbliche senza appello dei deliranti proclami.
Chapeau.
Conscio del ben diverso retroterra culturale che caratterizza i due gruppi, ero certo che FaS non avrebbe accettato passivamente il tentativo di strumentalizzazione.
Immaginavo però chiarimenti più o meno privati, mi ha sorpreso la randellata urbi et orbi.
Perché di questo si tratta: non è una semplice presa di distanza, è una critica al vetriolo.
Le  neonate non si arrendono: incassata la delusione sul fallito “dispettuccio” della piazza, incassata la reprimenda di FaS, ora si accaniscono contro l’ala femminile che sarà in piazza il 4 ottobre.
Sono donne, quindi devono essere contro i padri
Se non sono contro vanno rieducate, anche con gli insulti
Sono stanco di ripetere che la critica al Diritto di Famiglia è multiforme, i padri sono una delle tante componenti; le neonate non vogliono capire, a loro fa gioco insistere sulla guerra di genere, forse avere il maschio nel mirino è una ragione di vita, le fa sentire bene.
La rabbia delle neonate si sfoga anche con dei post quantomeno curiosi, per non dire altro.
Visto che l’iniziativa del 4/10 è  esclusiva dei padri, cosa ci vanno a fare le donne, perché sostengono il principio della bi genitorialità visto che i figli non sono loro?
Un capolavoro.
Veramente ammirevole nella sua ottusità!
Se un problema non tocca le mie tasche, la mia salute o i miei affetti, devo fregarmene
Mai sentito parlare di coscienza politica, coscienza sociale, coscienza civile?
Per quale motivo dovrei essere contro la pena di morte, visto che mio figlio non è sulla sedia elettrica?
Per quale motivo dovrei essere contro l’accanimento terapeutico, visto che Eluana non era mia figlia?
Per quale motivo dovrei approvare la ricerca sul cancro, visto che mio figlio non è malato terminale?
Per quale motivo dovrei essere contro la prostituzione minorile, visto che Ruby non è mia figlia?
Giuro: non sono il fratello di Mubarak
Potremmo andare avanti all’infinito … ci sono centinaia di argomenti sui quali chi ha una coscienza prende posizione, anche senza essere direttamente coinvolto.
Ma le donne non possono impicciarsi dell’infanzia in generale, pensi no ai figli propri e basta.

Vennero a prendere gli zingari ….
B. Brecht

Una riflessione sul testo FaS, nel quale trovo molti punti di contatto con quanto scrivo da anni, anche su questa testata: non è che per caso l’attuale gestione delle separazioni sia degenerata in quanto di più antifemminista possa esistere?
Per quale motivo in costanza di matrimonio la donna chiede la collaborazione maschile nei compiti di cura della prole, ma con la separazione mira alla gestione unica dei figli?
Guerre all’arma bianca per conquistare e difendere una posizione dominante: per sostenere che il padre è incapace, per dire che i figli soffrono se stanno due giorni con lui, per eliminare un pomeriggio, per ridurre i tempi di mezz’ora, per accorciare una vacanza, per non farli vedere ai nonni paterni “che quelli non li sopporto proprio”.
Questo accanimento egemonico non contrasta con l’emancipazione?
Il possesso esclusivo della prole non è fonte di limitazioni?
Perché qualche madre si lamenta per doversi occupare troppo dei figli, poi fa di tutto per impedire che se ne  occupi il padre?
Meglio al nido o con la babysitter - estranei  che se ne occupano a pagamento - ma la presenza del padre, anche di coloro che si rendono disponibili, va limitata il più possibile.
L’innalzamento del muro divisorio tra ruoli maschili e femminili rappresenta un passo indietro di secoli nella storia della civiltà. Eppure accade ogni giorno in ogni tribunale, e nessuno grida allo scandalo. 
All’uomo sposato viene benevolmente concesso di occuparsi dei figli, ma il messaggio subliminale è “sia chiaro: in caso di separazione scordati i figli, il tuo ruolo torna quello atavico del reperimento di risorse”. 
Alla donna sposata viene benevolmente concesso di cercare una realizzazione nel mondo del lavoro, ma il messaggio subliminale è “sia chiaro: in caso di separazione scordati la libertà, il tuo ruolo torna quello atavico di gestione della prole”.
Il ruolo di fattrice e balia, un vincolo dal quale la donna ha impiegato secoli ad emanciparsi, eppure sembra che ancora oggi in Tribunale non se ne siano accorti. 
Dei figli si occupano le donne, punto.
Al massimo lasciando qualche briciola agli uomini, ma decreti e sentenze dicono che una larga prevalenza femminile nei compiti di cura è inderogabile. 
Le risorse le procurano gli uomini, punto.
Al massimo lasciando qualche contentino alle donne, ma gli atti dicono che una larga prevalenza maschile nei compiti di approvvigionamento è inderogabile.
Il ruolo maschile è quello di garantire il sostentamento della collettività, come quando usciva con la clava ad ammazzare il bufalo mentre la donna rimaneva nella grotta a cullare il pupo e controllare che il fuoco non si spegnesse. Come quando la donna andava al fiume a prendere l’acqua - ma sempre col pupo in braccio - e l’uomo difendeva i confini del clan dagli assalti di altri clan.
Sembra una becera restaurazione dei confini di genere: il tribunale stabilisce compiti femminili e compiti maschili, nessuno si azzardi a sconfinare.
Ovviamente vi sono delle eccezioni: donne che se ne fregano del lavoro e uomini che se ne fregano dei figli; ma gli ostacoli vengono innalzati per tutte e tutti, anche per le madri che vorrebbero continuare a lavorare ed i padri che vorrebbero continuare ad occuparsi dei figli. 
Non ho sentito il pensiero femminista prendere posizione contro questa forzatura.
Dei punti di convergenza ci sono, eccome. È ora di tentare un percorso comune?

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