Pane e
dignità
Ho fame
Fame nera,
fame carogna, fame disperata, quella che rigenera invece di fiaccare, quella
che gratta dal fondo scintille di energia che non immaginavi di avere.
Fame che non
si placa con grano e patate, nemmeno con sushi e caviale
‘fanculo il
sushi, ho fame di dignità.
Dignità
fatta a pezzi dal Sistema-Giustizia, mortificata dai pregiudizi dilaganti, da
una riforma tradita, da un’applicazione fittizia, da un magistrato ipocrita, un
assistente sociale incapace, un leguleio da operetta.
Dignità violata,
in nome di una giustizia che si è fatta piccola piccola, attraverso lo stupro
dei legami e delle relazioni.
Dov’è la
dignità della persona, in tutto questo? Dignità dei genitori, certo, ma prima
ancora dei figli.
Quanti figli
hanno la stessa fame di dignità, e ancora non sanno di averla?
Quanti
figli, crescendo, scopriranno di avere avuto l’infanzia storpiata in nome del
loro interesse?
Quanti
capiranno che le relazioni genitoriali non dipendevano dai genitori, ma da chi
si è arrogato il diritto di limitarle, svuotarle, svilirle?
Quanti si
accorgeranno di essere stati fregati, sempre in nome del loro interesse?
Quanti?
Chi sa
rispondere?
QUANTI?
Qualcuno,
fra 20 anni, si domanderà: come hanno
potuto lasciare che accadesse?
La
malagiustizia familiare era sotto gli occhi di tutti, denunciata a gran voce,
dettagliatamente documentata, urlata con rabbia, disperazione, incredulità, sdegno.
Come abbiamo
potuto lasciare che accadesse?
Vogliamo
Possiamo
Dobbiamo
Il movimento
dei genitori ha iniziato da 20 anni ad intravedere le storture del Sistema, le
falle della malagiustizia familiare, la discrasia fra ciò che è scritto in
sentenza e ciò che accade nella realtà.
Volevamo
cambiare il Sistema, avevamo la spinta.
Poi è
iniziato il processo di crescita: lunghi anni di studio, ricerca ed
approfondimento per appropriarsi dei meccanismi giudiziari, mettere a fuoco i
contorni delle criticità ed individuare le possibili soluzioni.
Un know-how preziosissimo,
figlio della competenza sia accademica che empirica, è oggi patrimonio del
movimento, moneta da spendere anche sui tavoli istituzionali.
Possiamo
cambiare il Sistema, abbiamo gli strumenti.
Ora è
rimasto l’ultimo passo, il dovere di capitalizzare l’esperienza e le competenze
acquisite.
È il passo
più duro, quello nel quale entrano in gioco poteri forti estranei al movimento.
Non è facile,
non è veloce, non è indolore, ma va fatto.
Dobbiamo
cambiare il Sistema che gestisce le separazioni.
È una strada
in salita, di quelle dure, che oltre ad essere ripida e piena di buche ha pure
in vetta parecchi nemici che tirano sassi.
Non serve perdere
tempo ad elencare i nemici ed i sassi che scagliano, ne saltano fuori ogni
giorno tra pregiudizi ideologici e sentenze-scandalo
Le buche si
superano, i sassi si schivano, la vetta va raggiunta: la riconquista di una dignità
delle persone da troppi anni svilita
Vorrei
piantarla di vivere in una Italia SDL, Società a Dignità Limitata
Non so chi in
futuro potrà dare ai propri figli aragosta e champagne, chi salame e barbera,
chi patate e acqua di fonte.
Ma che a
nessuno sia vietato di crescerli a pane e dignità.
Il 4 ottobre
diamo inizio ad un ciclo, troviamo la spinta necessaria a raggiungere gli
obiettivi che condividiamo.
La volontà
c’è, le competenze pure, ora - per chi ci crede davvero - ottenere risultati
concreti è diventato un dovere.
Vogliamo,
possiamo, dobbiamo
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